Alla fine dello scorso anno è stato pubblicato il ventesimo Rapporto sulla mobilità degli italiani a cura di Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti
Tra gli stereotipi più diffusi che condizionano la lettura dei fenomeni di mobilità in Italia un posto rilevante è senz’altro da assegnare all’immagine che il trasporto più rilevante sia quello di media e lunga percorrenza, servito dalle grandi reti infrastrutturali: i treni ad alta velocità, gli aerei, le grandi navi, i Tir che coprono le lunghe distanze, le autostrade eccetera.
In verità, sottolinea l’indagine, tutti i dati suggeriscono che la mobilità è un fenomeno eminentemente locale, di corto raggio, dal momento che la maggior parte dei flussi di traffico attivati non si dispiega sulle reti lunghe, bensì su scale dimensionali circoscritte, per coprire distanze corte o addirittura ridottissime, con impieghi di tempo relativamente contenuti.
Gli spostamenti per la maggior parte in Italia sono di breve distanza o di prossimità: il 29,5% dei 96,5 milioni di spostamenti medi ha una lunghezza da 0 a 2 km. Il 44,9%, la fascia più ampia, ricade nella fascia da 2 a 10 km. Spostamenti a medio raggio (entro la soglia chilometrica dei 50 km) al 23,2%. Solo il 2,4% degli spostamenti avviene su distanze superiori ai 50 km. Sintetizzando, quasi il 75% degli spostamenti copre una distanza inferiore ai 10 km.